domenica 5 febbraio 2012

Per un' (ri)educazione della polizia...


 
Polisse in francese è un gioco di parole fra la parola "politesse" (educazione) e "police" (polizia).
Questo binomio rivela il messaggio profondo e etico del film di Maïwenn Le Besco. 
Spesso ci scordimao che le forze dell'ordine sono nate per tutelare e proteggere il cittadino, spesso sono le stesse forze dell'ordine che ce lo fanno dimenticare.

Quante storie sui giornali di dipendenti dell'arma che uccidono di botte dei poveri tossici durante l'interrogatorio, che stuprano donne all'interno della caserma, che sparano a tifosi in una stazione dell'autogrill...

Troppe sono le cronache di violenza che coinvolgono la polizia, in Francia come in Italia.

Con questo film Maïwenn mi ha ridato un pò di fiducia. Non credo che questo fosse il suo intento ma grazie a Polisse ho scoperto un aspetto umano delle forze dell'ordine che finora non avevo considerato.

Il film racconta le giornate e le lunghe indagini dell'unità di protezione dell'infanzia di Parigi.



Maïwenn realizza un film corale, tra documentario e fiction, con un impronta realistica fortissima.

La camera segue i personaggi nella loro quotidianeità, dalla sveglia la mattina, all'arrivo in ufficio; dalle indagini  agli interrogatori.



Non ci risparmia niente Maïwenn, tutto è mostrato nella sua interezza, la crudeltà degli abusi è quasi destrutturata, a tal punto da renderla normale.

Ma fino a che punto si può svolgere il proprio lavoro senza esserne coinvolti?

Durante la prima parte del film la camera segue i personaggi nel loro lavoro quotidiano, nelle postazioni, nell'irruzione di un campo rom, nell'ascolto di adoloscenti che si prostituiscono in web-cam, nello scoprire che un padre borghese e all'apparenza amorevole abusa della figlia...



L'elenco potrebbe andare avanti a lungo, sono molte le storie che  Maïwenn racconta nelle due ore di film.

Ma ciò che più coinvolge alla fine sono le storie dei poliziotti, ogni personaggio vive in maniera differente il proprio lavoro. Oguno di loro paga a suo modo un prezzo carissimo.

Il cast tutto dà una prova recitativa incredibile, devastante.

Su tutti chi stupisce di più è Joeystarr, affermato cantante rapper in Francia, ex compagno di Beatrice Dalle, che sembra perfettamente  a suo agio al cinema.

Da antologia la scena in cui trattiene un bambino urlante che la madre immigrata affida alla polizia perchè non in grado di sfamarlo.

Grande prova anche per la coppia (sul lavoro) interpretata da Marina FoïsKarin Viard.



Amiche e colleghe che vivono in maniera opposta il proprio lavoro, sono proprio i loro personaggi che guideranno lo spettatore alla conclusione del fim.

Polisse  si conferma un film coraggioso e mai scontato.
Meritatissimo il premio della giuria all'ultimo festival di Cannes.

Un film che tocca un nervo scoperto della società francese senza se e senza ma, un film che in Italia forse non sarebbe possibile realizzare...

Da segnalare nella bellissima colonna sonora il brano dei Keedz "stand on the word" che segna la scena in cui i colleghi escono insieme, ballando e ubriacandosi in un pub, la musica dei Keedz rende benissimo il senso di liberazione ed evasione del quale i personaggi hanno assolutamente necessità...



Ah dimenticavo nel film c'è anche il nostro Scamarcio! Bello come il sole stavoltà non fà il duro ma un padre un pò sfigato e tenerone...








































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